Cosa ci insegnano la scienza, il cervello e l'antica saggezza su aspettative, consapevolezza e cambiamento.
Il microdosaggio ha qualcosa di speciale. Non solo per quello che fa, ma anche per quello che le persone si aspettano da esso. Alcuni utenti sperimentano maggiore felicità, calma, concentrazione e creatività, mentre altri notano poco o nulla. E sempre più spesso si pone la stessa domanda: quanto di questo effetto deriva dal tartufo stesso e quanto dalla nostra mente?
Il microdosaggio è in parte placebo? O, al contrario, l'intenzione è una parte indispensabile dell'effetto?
Nelle neuroscienze, il potere dell'aspettativa è stato studiato per decenni. Placebo significa letteralmente ‘mi accontenterò’, ma in termini moderni si tratta di qualcos'altro: il modo in cui il nostro cervello risponde alla convinzione, alla speranza e all'attenzione.
Quando si crede che un farmaco funzioni, si attivano regioni cerebrali specifiche che rilasciano gli stessi neurotrasmettitori del farmaco stesso. Nel caso degli antidolorifici, si assiste al rilascio di endorfine. Con gli antidepressivi, è la serotonina. Il microdosaggio si basa sullo stesso principio: l'aspettativa di apertura, calma o creatività attiva queste reti ancora prima che la psilocibina faccia il suo lavoro. Questo fa sì che il microdosaggio non sia un placebo, ma una collaborazione tra sostanza e coscienza.
Il cervello non agisce come una telecamera che registra la realtà, ma come una macchina da presa. Cerca costantemente di indovinare cosa accadrà e dirige il corpo di conseguenza. Quindi, se si inizia con un'intenzione chiara: ‘Voglio imparare ad ascoltare’, ‘Voglio portare la pace nella mia mente’, si programma il cervello in quella direzione.
Ricerca dell'Imperial College di Londra (2021) ha dimostrato che i soggetti che pensavano di ricevere la psilocibina, ma che hanno ricevuto un placebo, hanno comunque riportato chiari miglioramenti nell'umore e nella creatività. Allo stesso tempo, le scansioni cerebrali hanno mostrato che la psilocibina provoca una forma unica di flessibilità funzionale: le reti cerebrali comunicano in modo più libero, sciolto e creativo.
Il microdosaggio di tartufi magici non è un placebo perché è stato dimostrato che le sostanze attive - psilocibina, psilocina, baeocistina e norbaeocistina - agiscono sul sistema della serotonina nel cervello. Anche in piccole dosi (livello di microdosaggio), agiscono direttamente sull'attività dei recettori (soprattutto 5-HT2A), provocando un cambiamento misurabile nell'attività cerebrale e nell'elaborazione delle emozioni.
Inoltre, vediamo che l'intenzione e la mentalità possono determinare il modo in cui una persona vive questo cambiamento. La biologia fornisce l'apertura, la sensazione di illuminazione, l'aumento della flessibilità mentale, ma l'intenzione determina ciò che si fa con quell'apertura.
Per esempio, se una persona è depressa, il microdosaggio può effettivamente portare a un aumento della leggerezza, dell'energia e della resilienza, anche senza un'aspettativa consapevole. Questo effetto è neurologicamente spiegabile e ripetutamente dimostrato da studi (come quelli condotti dall'Imperial College di Londra, dalla Johns Hopkins e dall'Università di Maastricht). Il microdosaggio funziona. Punto e basta. Non perché ci si crede, ma perché agisce sul cervello. Le sostanze contenute nei tartufi magici creano nuove connessioni, letteralmente. Non è possibile impedirlo. L'intenzione aiuta a dirigere il cambiamento, ma l'effetto in sé è pura natura.

Dopo più di migliaia di processi di microdosing all'interno di MicrodosingXP, vediamo lo stesso schema: le persone che iniziano senza un'intenzione chiara spesso rimangono deluse o inquiete. Coloro che iniziano con un obiettivo chiaro ma morbido, ad esempio ‘sentirmi più connesso al mio ambiente’ o ‘dare spazio alla creatività’, notano cambiamenti sottili e duraturi.
L'intenzione agisce come direzione. Non come un obiettivo da raggiungere, ma come una bussola che dà significato al processo. Il tartufo apre la finestra, ma siete voi a decidere cosa guardare.
Da un punto di vista neurologico, il microdosaggio crea uno stato in cui il cervello segue temporaneamente schemi meno rigidi. La rete di modalità predefinita, la parte che controlla i pensieri abituali, diventa leggermente più silenziosa. Ciò lascia spazio a nuove connessioni, idee e intuizioni.
Da una prospettiva spirituale, si potrebbe dire che la mente allenta la presa sulla realtà. Si diventa spettatori dei propri pensieri, invece di esserne coinvolti. Questa esperienza è molto simile a quella che si verifica nella meditazione, nel lavoro di respirazione o nei rituali, solo che in questo caso si verifica attraverso una sostanza naturale.
Il tartufo non è una porta di accesso a qualcosa di esterno, ma una chiave di accesso all'interno. L'intenzione determina se quella chiave apre una porta o rimane chiusa.
Il confine tra placebo e potenza è sottile e forse persino artificiale. Dopo tutto, cos'è il placebo se non la prova che la coscienza è una forza biologica? L'intenzione con cui si effettua la microdose non è un ripensamento, ma una forma di partecipazione attiva.
La differenza tra ‘prendo qualcosa per stare meglio’ e ‘ascolto ciò che dentro di me vuole guarire’ è enorme. Nel primo caso, vi aspettate che il tartufo faccia qualcosa per voi. Nel secondo, si collabora con ciò che offre. È allora che il microdosaggio mostra il suo vero potenziale.
1. Iniziare con il silenzio. Prima di ogni dose, prendetevi un minuto per sentire come stanno andando le cose.
2. Formulare obiettivi morbidi. Non obiettivi come ‘voglio smettere di agitarmi’, ma ‘faccio riposare la testa’.
3. Osservare senza giudicare. Il microdosaggio agisce in modo sottile; osservate l'umore, l'energia, la concentrazione.
4. Scrivere o condividere. Un diario o una conversazione di coaching aiutano a concretizzare le intuizioni.
5. Processo di fiducia. Ogni ciclo porta qualcosa di diverso. Le aspettative sono positive, il controllo no.
L'intenzione non è una parola magica, ma un'indicazione. Senza intenzione, il microdosaggio rimane un esperimento. Con l'intenzione, diventa un viaggio.
Che lo si chiami placebo o potenza poco importa. È più importante che continuiamo a riconoscere che la coscienza e la natura non si escludono a vicenda, ma si rafforzano. Il tartufo funziona e voi collaborate.
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